“Romeo Mancini, le ragioni dell’arte”

E in corso, fino all’11 febbraio, presso il Museo civico di Palazzo della Penna, la mostra che il Comune di Perugia dedica a Romeo Mancini (1917-2003) nel centenario della nascita e che propone un  itinerario tra i temi fondanti della sua ricerca. L’esposizione, promossa dal Comune di Perugia, con il patrocinio dell’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci”  è curata da Stefania Petrillo con Simone Mancini e Anna Lisa Vergarolo. Il percorso  propone oltre novanta opere, tra dipinti, sculture e disegni, molte delle quali inedite. Pittore e scultore, Mancini appartiene alla generazione protagonista del vitale e contrastato dibattito del secondo dopoguerra. Nel clima di apertura favorito a Perugia dal pensiero di Aldo Capitini e dalla presenza di molti intellettuali, tra cui lo storico dell’arte Lionello Venturi, un nuovo senso etico e politico del fare arte accelera in lui l’urgenza dell’aggiornamento. Il suo linguaggio si misura allora con la lezione dei maestri francesi, da Cézanne ai neocubisti, in uno stimolante confronto con i vecchi compagni dell’Istituto d’Arte di Perugia, Leoncillo ed Enzo Rossi, con i quali nel 1950, dopo un viaggio in Francia, si ritrova a Roma nell’effervescente laboratorio di Villa Massimo. Qui, vicino anche a Guttuso e Mazzacurati, Mancini si schiera con i Realisti e inizia a dedicarsi alla rappresentazione del lavoro, convinto che «le vere ragioni dell’arte e della cultura si trovano dove c’è la vita e la lotta per conquistarla». Negli anni ’60-’70, il suo ruolo di docente e poi direttore dell’Accademia di Belle Arti di Perugia rinsalda un impegno che si manifesta anche nell’ideazione di numerosi monumenti pubblici. L’ultima feconda stagione di Romeo Mancini si sviluppa intorno al tema delle “Cattedrali”, sintesi perturbanti e surreali del rapporto tra uomo e macchina, indagato dalla forza rivelatrice della pittura. La mostra è stato il frutto di un attento lavoro, di confronto e scambio tra gli Archivi Mancini e la curatrice della mostra, Stefania Petrillo che ha ribadito come Romeo Mancini fosse un artista molto impegnato , sempre calato nel suo tempo. “La mostra –ha detto- non è solo un modo per ricordare Mancini, ma per conoscerlo e ristudiarlo.”

 

 

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